Bergman Documenta I,II – Un mondo di marionette / Scene da un matrimonio

regia
Paolo Antonio Simioni
interpreti
Andreapietro Anselmi
Alessandro Bergallo
Cinzia Cordella
Gianmaria Martini
Alessia Pellegrino
Sonia Sciutto
Paolo Antonio Simioni
traduzione
Maria Cristina Lombardi

Architetture nel Vuoto è il gruppo teatrale nato dalla lunga esperienza del centro di ricerca pedagogica internazionale EuAct. Il suo obiettivo principale è quello di far nascere eventi performativi spontaneamente dall’incontro tra gli artisti, liberi dalla pressione delle logiche di produzione e mercato, quindi con i tempi necessari per lo sviluppo paziente e artigianale delle opere, mantenendo il focus sull’assoluta centralità dell’attore nella nostra arte. Ne deriva un calendario di prove dedicato ai singoli studi che permetta agli attori di metabolizzare il lavoro, aprendo costantemente la propria ricerca alla presenza di un pubblico di addetti ai lavori e non, con cui confrontarsi e arricchirsi, al fine di abbattere le barriere che la nostra cultura teatrale erige costantemente tra attori e regista, regista e produzione, gruppo di lavoro e pubblico, per una creatività aperta e condivisa che conduca gradualmente e organicamente a quello che per convenzione si considera il definitivo debutto dello spettacolo.

Lo studio di varie opere di Ingmar Bergman è cominciato nel 2019 durante il Ritiro di EuAct presso il complesso monumentale dell’Annunciata di Abbiategrasso ed è ripreso nel 2021 con una selezione delle proposte più interessanti da parte degli attori, fino alla scelta delle due opere qui descritte. I prossimi ritiri del gruppo sono previsti presso l’Odin Teatret di Holstebro in Danimarca e presso il Teatro Sannazaro di Napoli.

Il lavoro su “Un mondo di Marionette” e “Scene da un matrimonio” desidera condurre la ricerca su più livelli di lettura del genio svedese. Partendo da un approccio capace di rispettare lo stile dell’autore in chiave sia autoriale che registica, l’adattamento teatrale che proponiamo vuole fare qualche passo oltre una pedissequa resa in tal senso, aggiungendo in più l’apporto dato dallo stile proprio di AnV su livelli ulteriori che infrangano il piano realistico e di indagine psicologica dei personaggi, portando l’estetica generale a una maggiore esplicitazione di contenuti più interni, ovvero quello inconscio/onirico, simbolico, filosofico/metafisico. Torna utile in tal senso l’esperienza performativa maturata negli anni da AnV nella ricerca di una stile, elaborato inizialmente dal duo Simioni-Pellegrino, chiamato donq, il quale, pur rispettando una dinamica di ricerca “dall’interno verso l’esterno”, ovvero dall’intimità dell’attore/personaggio verso la forma, propria di un sistema nato e cresciuto sul solco della tradizione stanislavskijana, giunge a un’estetica e a degli stilemi che idealmente possono abbracciare quelli dei principi di base del teatro orientale, antico e contemporaneo. Le due opere in questione pur restando distinte e slegate l’una dall’altra, vanno a incontrarsi in una scena centrale in cui i quattro personaggi principali condividono una cena piuttosto animata.

Se nella scrittura di Bergman l’apparizione all’unisono di personaggi presi da opere diverse risulta quasi uno sfizio, un divertimento per il suo pubblico di affezionati, nella nostra lettura produce invece lo snodo di una struttura a croce, in cui le storie delle due coppie di coniugi arrivano a un bivio che avvia da una parte a una serena conoscenza di sé e della propria esperienza umana condivisa, dall’altro alla frattura psichica e alla più oscura tragedia. Un’esperienza immersiva per il pubblico, una scenografia essenziale ma estremamentemente dettagliata per permettere agli attori di essere protetti da ambienti il più possibile reali che con ancor maggior forza si infrangono quando il piano interpretativo supera la dimensione realistica, fondendo il piano creativo con quello del fruitore.

Un mondo di marionette

Realizzato nel 1980, Un mondo di marionette (Aus dem Leben der Marionetten) è un film suddiviso in “capitoli” didascalici, definiti brechtiani
dallo stesso Bergman.
Il film si basa su una trama costruita in flashback e flashforward costanti. Il punto nevralgico è l’omicidio di una prostituta commesso da Peter, sequenza che avviene all’inizio a colori
per poi passare al resto del film in bianco/nero. Da questo atto estremo si estendono i rami della trama, il rapporto con la moglie Katarina, il rapporto con il
dottore psichiatra Mogens Jensen.
I rapporti umani si intrecciano e svelano le loro luci coloratissime, lunari e spente mentre la polizia indaga. Nel loro teatro angusto, questi personaggi sono mossi da fili molto corti, e regolati da un Artefice crudele in modo che la legge di gravità li domini completamente, trascinandoli inesorabile verso la catastrofe (“catastrofe” è parola che ricorre sei volte nei tredici cartelli che introducono i segmenti del film, sempre riferita alla notte dell’assassinio). Tutto è già così determinato, nel loro destino, che il film si apre sulla catastrofe avvenuta: a suo modo un film di genere, uno psicothriller che procede a ritroso verso la propria sorgente esistenziale.

Scene da un matrimonio

Scritta e diretta da Ingmar Bergman e trasmessa nel 1973, Scene da un matrimonio nasce in uno dei momenti di snodo più stimolanti della carriera e della vita di Ingmar Bergman. Da sempre è stato nelle corde del maestro svedese vivere il suo processo creativo e la sua vita privata senza alcun tipo di filtri, ma, anzi, cercando quasi in maniera autodistruttiva di realizzare una totalizzante opera autobiografica. Protagonista di Scene da un matrimonio è la vicenda matrimoniale di Marianne e Joan. Bergman concepisce il suo trattato sul matrimonio partendo da un esempio di vita coniugale già avviato, con le sue criticità e le sue caratteristiche, decidendo di posizionare sotto la sua lente il funzionamento artificioso della coppia. Solo nel momento rivelatorio della crisi si innesca la costruzione di nuovo legame che mostra i coniugi per la prima volta al pubblico come persone singole e che da persone singole ricostruiscono un rapporto autentico. L’amore impossibile di bergmaniana concezione si orienta dunque su un nuovo canale comunicativo, nato paradossalmente proprio dalla decisione di cessare il dialogo, che fa vibrare le corde passionali ed esistenziali più profonde seguendo i dettami dell’evoluzione della conoscenza del proprio Io dei protagonisti, il cui singolo sviluppo regola e condiziona l’altro, nell’imperfetta e pedissequa danza di un amore reale. La lingua che ora parlano è quella legata al momento: urla, veleni, rimorsi e rimproveri, ma anche sogni, sesso e passioni

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