
“Carlo Buccirosso: «Voglio portare i miei personaggi al cinema»”
L’attore è autore, regista e interprete della commedia «Il vedovo allegro», dal 10 al Teatro Sannazaro: «Narro la disperazione di un uomo che ha perso la moglie, senza prendere in giro, ma facendo ridere»
Ipocondriaco, ansioso e alle prese con le difficoltà economiche post pandemia e con la solitudine. È «Il vedovo allegro», scritto, diretto e interpretato da Carlo Buccirosso al Teatro Sannazaro di Napoli da venerdì 10 fino a domenica 26 novembre. Il 69enne attore e regista napoletano, volto noto del teatro e del cinema, a lungo in coppia con Vincenzo Salemme e poi, da una ventina d’anni, con spettacoli da lui firmati, è stato l’uomo medio borghese nei film di Carlo Vanzina, ma anche personaggi complessi come Cirino Pomicino ne «Il divo» di Paolo Sorrentino (con cui ha recitato anche ne «La grande bellezza»), il boss in «Ammore e malavita» dei Manetti Bros e il camorrista in «Noi e la Giulia» di Edoardo Leo che gli è valso un David di Donatello nel 2015 come attore non protagonista. Al Sannazaro sarà affiancato da Gino Monteleone, Massimo Andrei, Elvira Zingone, Davide Marotta, Donatella de Felice, Stefania De Francesco e Matteo Tugnoli.
Buccirosso come l’è venuto in mente il suo vedovo allegro?
«Volevo raccontare in che stato di disperazione può essere portato un uomo che ha perso la moglie e tutta la sua attività di antiquario a causa del Covid. Purtroppo tante persone si sono trovate in questa condizione e ancora oggi si scherza sul Covid in maniera poco garbata, facendo gag».Ne parla in modo serio?
«La trama si dipana piano piano e ci sono passaggi anche molto delicati ed emozionanti, penso di essere riuscito a rappresentare come non mai la realtà con grande leggerezza e ironia, non prendendo mai in giro certe situazioni ma allo stesso tempo facendo ridere con alcuni personaggi molto divertenti».Racconta anche della paura di essere sempre malati?
«Un tempo si vedevano giapponesi che giravano con le mascherine a Napoli, oggi vedo i napoletani farlo. Ogni mondo è paese ed avevano ragione loro a proteggersi. Il mio vedovo per il virus è diventato paranoico e purtroppo ha perso quasi tutto, anche il cervello e non ha più le emozioni di un tempo. Lo spettacolo però finisce con una bellissima speranza per il futuro, è come se fosse una favola».Siamo abituati a vederla nei panni dell’uomo borghese, ma lei in quale ruolo si riconosce di più?
«Ho interpretato bene i timori, l’umiltà, la misura di questa tipologia di uomo, ma mi sono fatto strada anche con personaggi cinici come qualche malavitoso pentito. Mi piacerebbe vestire i panni di personaggi storici, ma oggi il mondo del cinema assegna sempre gli stessi ruoli, se volessi fare qualcosa di diverso dovrei passare dall’altra parte della macchina da presa».E cosa farebbe?
«Porterei al cinema i personaggi ironici, cinici e divertenti delle mie commedie, da “La rottamazione di un italiano per bene” a “L’erba del vicino è sempre più verde” fino a “Il vedovo allegro” passando per il prete di “Finché morte non vi separi”. Al cinema non sono ancora un autore ma può darsi che l’anno prossimo lo faccia. Il cinema è complicato, i produttori a volte non hanno una vista molto lunga, prendono un po’ quello che hanno sotto mano perciò quei ruoli che mi farebbe piacere interpretare me li devo scrivere da solo».Lei è attore di lungo corso. Cosa ricorda degli inizi?
«Il lavoro con Tato Russo e del mio esordio al San Ferdinando: dovetti fare quattro personaggi in un solo spettacolo, per risparmiare. Era il 1978, “Ballata e morte di un capitano del popolo” e avevo una tachicardia pazzesca. Dopo la prima pensai di non poter più fare questo mestiere, perché avevo un mal di testa feroce».E poi che è successo?
«Capii che non dovevo fare prevalere la paura e che devono essere le emozioni al primo posto. E sono andato avanti».Lei non è figlio d’arte: cos’ha studiato per diventare attore?
«Non vorrei fare una cattiva pubblicità alle scuole di teatro, ma non ho studiato recitazione, quello che ho imparato l’ho appreso a teatro. A volte non si è figli d’arte ma si scopre di avere una vocazione innata. Io facevo altro, studiavo giurisprudenza, verso i ventisei anni ho deciso di recitare. E la mia scuola è stata con Umberto Orsini, dove ho imparato anche l’italiano puro».E con Salemme?
«Il napoletano… No, scherzo. Con Salemme ho imparato che il teatro è anche divertimento, una cosa che non immaginavo potesse esserci. Ho capito che col mestiere ci si può anche divertire e le cose più importanti ho iniziato a farle con lui. Poi Vanzina mi ha insegnato a fare il cinema».
È vero che ha fatto teatro per conquistare una donna e non ci è riuscito?
«No, è una notizia falsa. Qualche volta ho fatto teatro in privato, per gioco e per fare divertire gli amici ma niente di più. Amo troppo questo mestiere: sarei capace di perderla, una donna, per il teatro, e non il contrario».Com’è il rapporto con il pubblico napoletano?
«Credo di avere un buon rapporto con tutto il pubblico italiano: devo molto a Napoli come a Roma e a Milano. Il pubblico napoletano è stato forse solo un po’ più complicato per me quando ho incominciato a fare il mio teatro. Non hanno accettato subito che il fine per me non fosse la risata ma raccontare una storia, quasi sempre a sfondo sociale. Alle fine però ho fatto quello che mi piace e sono andato dritto per la mia strada».Calendario repliche:
venerdì 10 novembre ore 21.00 | sabato 11 novembre ore 21.00 | domenica 12 novembre ore 18.00
giovedì 16 novembre ore 21:00 | venerdì 17 novembre ore 21.00 | sabato 18 novembre ore 21.00 | domenica 19 novembre ore 18.00
giovedì 23 novembre ore 21:00 | venerdì 24 novembre ore 21.00 | sabato 25 novembre ore 21.00 | domenica 26 novembre ore 18.00
REPLICA STRAORDINARIA domenica 26 novembre ore 21.00
di Ida Palisi – Corriere del Mezzogiorno
Il vedovo allegro di Buccirosso al Teatro Sannazaro
Il vedovo allegro, scritto e diretto da Carlo Buccirosso, in scena al Teatro Sannazaro di Napoli fino al 26 novembre.
Carlo Buccirosso, il noto attore partenopeo, ha debuttato il 16 novembre al Teatro Sannazaro con la nuova avvincente commedia Il vedovo allegro, prodotta da Ente Teatro Cronaca e A.G. Spettacoli, dando inizio alla lunga tournée che lo impegnerà fino alla prossima primavera in vari teatri italiani.
I biglietti, tutti sold out, le risate e i fragorosi applausi in platea attestano l’alto gradimento dello spettacolo da parte del pubblico partenopeo. Sul palco con Buccirosso un affiatato cast di talentuosi attori nel ruolo di irresistibili e divertenti personaggi: Gino Monteleone, Massimo Andrei, Elvira Zingone, Davide Marotta, Donatella de Felice, Stefania De Francesco, Matteo Tugnoli.
Il vedovo allegro: un insieme di ingredienti miscelati da un’esperta regia.
Oltre al tema centrale a sfondo sociale che l’autore ha dimostrato di prediligere anche nelle sue precedenti commedie, apprezzabile è anche la messa in scena, curata nei minimi particolari, risultato armonioso di una scelta appropriata di ingredienti che portano la firma di noti professionisti del settore: a partire dalle accurate scene di Gilda Cerullo e Renato Lori ai costumi di Zaira de Vincentiis, dalle musiche di Cosimo Lombardi al disegno luci Luigi Della Monica e all’ aiuto regia Fabrizio Miano.
Il vedovo allegro: il protagonista, Cosimo Cannavacciuolo
La commedia è un intreccio accattivante intessuto ad hoc sulla storia principale di Cosimo Cannavacciuolo, interpretato da Carlo Buccirosso, che con la sua ars affabulatoria, pacata, garbata, ma altrettanto intensa e graffiante, indossa i panni di un personaggio complesso in bilico tra l’amarezza e la profonda ironia: il vedovo (inizialmente tutt’altro che allegro) con le sue ansie, le sue paure e le difficoltà economiche, incarna il ruolo dell’uomo medio borghese afflitto dai problemi della società contemporanea post pandemia, conquistando fin da subito la comprensione e la benevolenza degli spettatori.
Il vedovo allegro: la sinossi
La storia di Cosimo Cannavacciuolo è tragica, proprio come tragica è la storia vissuta da tanti italiani che durante la pandemia hanno perso i propri cari o sono stati costretti a chiudere le loro attività: ipocondriaco, ansioso e pieno di paure, Cosimo, dopo la perdita della sua amata moglie a causa del virus, si ritrova a combattere il dramma della solitudine e non solo.
Dopo il fallimento della propria attività di antiquariato Cosimo si sente perseguitato anche dalla banca concessionaria del mutuo che, a causa dei reiterati mancati pagamenti, minaccia l’esproprio e la confisca del suo appartamento, che tra l’altro il vedovo ha riempito di libri, suppellettili e oggetti antichi provenienti dal suo negozio.
Fortunatamente la vuota e monotona vita del protagonista viene alleggerita dalla presenza di alcuni personaggi: Salvatore, il bizzarro custode del palazzo e i suoi due figli, Ninuccio e Angelina, e da Virginia, giovane trasformista di cinema e teatro, a cui Cosimo ha concesso l’uso di una camera del suo appartamento e che gli porterà una ventata di spensieratezza che non guasta…
Il vedovo allegro: un misterioso segreto
Ma ad un certo punto, aggiungendo un pizzico di suspense, la storia si complica a causa dei vicini di casa del nostro protagonista, tra fraintendimenti e doppi sensi, tenendo alta l’attenzione del pubblico fino alla fine dello spettacolo. Che cosa accade?
Come spiega lo stesso Buccirosso nelle note di regia: «La vera angoscia del vedovo antiquario è rappresentata dai coniugi Tomacelli, vicini di casa depositari di un drammatico segreto, che da mesi contribuiscono a rendere ancora più complessa la sua quotidiana e strenua lotta per la sopravvivenza!
Per tale motivo Cosimo si vedrà costretto a chiedere il parere del dottor De Angelis, ginecologo del quarto piano, entrato nelle grazie di Angelina in disperata ricerca di un buon partito… Riuscirà l’inquilino del terzo piano ad uscire dal baratro nel quale è sprofondato da anni, senza apparente via di scampo?! Lo scoprirete solo venendo a teatro…».
Il vedovo allegro: una commedia a lieto fine con tanti spunti di riflessione
La narrazione dallo stile garbato, delicato, come si addice al tema proposto, procede nonostante il fil rouge drammatico con leggerezza e ironia, tra battute esilaranti e passaggi delicati ed emozionanti, fino al finale decisamente lieto e romantico, regalando al pubblico un concentrato variegato di emozioni, risate a crepapelle e interessanti spunti di riflessione sul bisogno primario dei buoni sentimenti, dell’amicizia e della solidarietà fra gli uomini, per superare le difficoltà di una società così complessa come la nostra.
In sintesi, non vi resta che correre a teatro e godervi lo spettacolo! Sempre se riuscite a trovare i biglietti!
Consigliatissimo!
20 Novembre 2023
Recensione dello spettacolo “Il vedovo allegro”, scritto e diretto da Carlo Buccirosso, al Teatro Sannazaro di Napoli
di Sergio Palumbo – Cultura Spettacolo Magazine
La pandemia ha segnato profondamente la vita di Cosimo Cannavacciuolo, rimasto solo dopo la morte della moglie a causa del Covid-19 e ad un passo dal baratro finanziario, dopo che il suo negozio di antiquariato è fallito per il lockdown. La sua casa, riempita di merce invenduta, è sull’orlo dell’esproprio da parte della banca. La soluzione ai suoi problemi potrebbe venire dal signor Tomacelli, vicino di casa, che nasconde un drammatico segreto.
Nella commedia “Il vedovo allegro” Carlo Buccirosso dimostra, ancora una volta, un talento poliedrico che non si limita alla performance attoriale e alla regia, ma che dimostra una maestria nell’arte di creare storie che oltre ad intrattenere il pubblico sono in grado di colpire nel profondo. Uno degli elementi distintivi della scrittura teatrale di Buccirosso è la sua abilità nel dosare la comicità con intelligenza. Le sue opere sono intrise di umorismo che va oltre la semplice risata superficiale.
Buccirosso sa come catturare il pubblico con battute scintillanti e situazioni comiche, ma sempre con un sottofondo di saggezza e introspezione e con l’audacia nell’affrontare temi sensibili. In “Il Vedovo Allegro” la trama si avventura coraggiosamente nella fecondazione eterologa, un argomento complesso e attuale. La capacità di Buccirosso di integrare tali tematiche nella narrazione testimonia la sua sensibilità artistica e la volontà di esplorare territori meno battuti nel contesto teatrale.
Questa cifra stilistica si riscontra anche sul fronte della regia, dove dimostra grande abilità nel bilanciare momenti di comicità esplosiva con quelli di tensione drammatica. La delicatezza con cui affronta il tema della fecondazione eterologa è evidente, creando una narrazione che fa riflettere senza mai perdere il tocco comico che caratterizza l’opera.
L’interpretazione di Buccirosso nel ruolo di Cosimo Cannavacciuolo si distingue per la sua comicità sagace e intelligente. Nei momenti più leggeri della commedia, il suo timing impeccabile e la sua capacità di consegnare battute con precisione chirurgica creano risate sincere nel pubblico. Nelle situazioni più cupe e toccanti, il suo sguardo riflette il peso delle sfide che il protagonista affronta, trasmettendo al pubblico una connessione autentica con il personaggio. La pandemia e le sue conseguenze sono trattate con una sensibilità unica da parte di Buccirosso. La sua interpretazione del personaggio di Cosimo riesce a far emergere le sfumature della vita post-pandemica, creando un’esperienza teatrale che riflette la realtà contemporanea.
Buccirosso dirige un cast ben affiatato e di ottimo livello. Massimo Andrei porta sul palco il bizzarro custode Salvatore, aggiungendo un tocco di eccentricità e allegria. La sua interpretazione vibrante e carismatica contribuisce a creare un personaggio che si distingue per la sua presenza vivace. Irresistibile Davide Marotta, che dà vita a Ninuccio, il figlio di Salvatore, con una performance che cattura la vivacità e la spensieratezza del personaggio. La sua energia dinamica contribuisce a rendere ogni momento in scena coinvolgente. Gino Monteleone e Donatella de Felice interpretano i coniugi Tomacelli aggiungendo la giusta dose di mistero ai loro personaggi. Elvira Zingone interpreta il personaggio dolce e romantico di Angelina con un tocco di innocenza e determinazione alla storia, completando il quadro emotivo. Stefania De Francesco interpreta Virginia, l’inquilina di Cosimo, offrendo una dinamica fresca e leggera. La sua interazione con Cosimo aggiunge una ventata di spensieratezza nella vita del protagonista. Molto bene anche Matteo Tugnoli nel ruolo del dottor De Angelis.
Le scene di Gilda Cerullo e Renato Lori colpiscono per la grandissima attenzione a tutti i dettagli e trasportano il pubblico nell’appartamento in cui vive Cosimo Cannavacciuolo, pieno della merce invenduta del fallito negozio di antiquariato. L’ambientazione sembra riflettere il caos della vita di Cosimo, con mobili e oggetti invenduti che riempiono gli spazi. Questa scena diventa il palcoscenico delle sfide finanziarie del protagonista, creando un contrasto visivo tra la sua situazione attuale e la vita pre-pandemica. Curatissimi i costumi di Zaira de Vincentiis, che mettono ben in risalto le sfumature dei personaggi.
“Il vedovo allegro” sarà in scena al Teatro Sannazaro di Napoli fino al 26 novembre 2023.
di Sergio Palumbo – Cultura Spettacolo Magazine